Giornata internazionale contro le mine antiuomo

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Pagina pubblicata in data 4 aprile 2022
Aggiornata il 22 agosto 2022

La giornata internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi si celebra il 4 aprile di ogni anno. Voluta dalle Nazioni Unite per combattere il flagello delle mine che causa ogni anno in tutto il mondo migliaia di vittime, in grandissima parte civili.

L'Unicef, ogni anno, stima che i morti causati dalle mine antiuomo superano le seimila persone. Tre vittime su quattro sono civili, di cui oltre un terzo bambini.

Istituita l’8 dicembre del 1997, con questa giornata l’Onu stimola gli Stati a favorire la creazione e lo sviluppo delle competenze nel campo dello sminamento nei paesi in cui le mine e i residuati bellici esplosivi costituiscono una grave minaccia per la sicurezza, la salute, la vita delle persone.

Lo United Nations Mine Action Service (UNMAS) è il servizio del Dipartimento delle Nazioni Unite per le operazioni di mantenimento della pace, specializzato nel coordinamento e nell'attuazione di attività per limitare la minaccia rappresentata dalle mine e dai residuati bellici esplosivi.

La giornata di quest'anno è focalizzata sui risultati positivi ottenuti dall’azione di realtà come la Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo (ICBL).
La ICBL è una rete globale di organizzazioni non governative, attiva in circa 100 paesi, che lavora per un mondo senza mine antiuomo. Fondata nel 1992, è stata insignita del Premio Nobel per la pace nel 1997. Ma non è l'unica iniziativa ad aver ottenuto risultati positivi.

Anche il "Trattato di Ottawa sulla messa al bando delle mine antipersona" entrato in vigore nel 1999 ha ottenuto dei risultati.
Dalla sua approvazione, a livello globale, oltre 41 milioni di scorte di mine antiuomo sono state distrutte. L’80% delle Nazioni del mondo hanno sottoscritto il trattato, eppure le mine deturpano, rendono ciechi, sordi, storpi, mutilati migliaia di persone.

Nel contesto di tale Trattato, significativo è stato fino ad oggi l’impegno dell’Italia che, avendo adottato una legge nazionale di proibizione delle mine antiuomo molto prima della conclusione del processo di Ottawa, è al momento il Paese che ha distrutto il maggior numero di mine.

L’Italia partecipa attivamente ai seguiti del processo di Ottawa sia da un punto di vista diplomatico – partecipando a tutti i lavori della Convenzione, intersessionali e regolari – che operativo. In particolare, essa ha dedicato ingenti investimenti a programmi di sminamento umanitario, e favorisce lo sviluppo di approcci integrati alla bonifica di aree contaminate da ordigni che, da un punto di vista prettamente legale, sono oggetto di strumenti distinti i cui obiettivi, però, sono altamente complementari. Con la Legge n. 58 del 7 marzo 2001 l’Italia ha istituito il Fondo per lo sminamento umanitario per interventi di sminamento umanitario, assistenza alle vittime e sensibilizzazione delle popolazioni civili, che ha finanziato, tra quelle più recenti, attività in Libia, Afghanistan, Somalia, Sudan e Sud Sudan.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha voluto dedicare una dichiarazione alla guerra in corso in Ucraina. Secondo il segretario il lascito di un solo mese di guerra, nella forma di ordigni inesplosi, mine e munizioni a grappolo, si tradurrà in decenni di lavoro. L’azione contro le mine rappresenta un investimento in "umanità", un prerequisito per gli sforzi di soccorso umanitario e il fondamento di una pace durevole e di uno sviluppo sostenibile.

Il portavoce di UNICEF Italia, Andrea Iacomini, ha dichiarato che "l’atrocità umana è tale che vengono fabbricati ordigni e mine che sembrano bambole e cellulari affinché vengano scambiati come tali [...] il Donbass è la zona più disseminata di mine in Europa".

Molte sono le Nazioni che sono state teatro di operazioni per minare larghe aree abitate da civili. Una di queste è la Siria, dove il problema è tutt'ora d'attualità.

Attività come l’agricoltura, la lavorazione del terreno o la raccolta dei rottami metallici, in Siria possono essere fatali. Nel Paese, infatti, 1 comunità su 3 vive in luoghi contaminati da mine ed ordigni inesplosi.

Le mine antiuomo non sono gli unici ordigni utilizzati per uccidere. Purtroppo sono impiegate tutt'oggi le bombe a grappolo. La Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) entrata in vigore nel 2010, è stata ad oggi sottoscritta da 119 paesi. Nel periodo 2010-2014 i civili hanno rappresentato il 92% delle vittime di queste bome, di cui la metà è rappresentata da bambini

La storia di Nicolas: "il mio incidente e inammissibile". Il 2 marzo 2013 a Novalesa (To), intento a piantare delle patate in un campo, il quindicenne Nicolas Marzolino trova un involucro che, fatalmente, gli esplode tra le mani, costringendolo a rimanere senza vista e privo di una mano. Da allora, il ragazzo è diventato socio dell’Associazione Vittime di Guerra, per la quale si è fatto testimonial delle tragedie cui costringono gli ordigni inesplosi. L’involucro che ha deturpato Nicolas era un ordigno della II Guerra mondiale. Oggi, a 19 anni, il giovane dice: "Il mio incidente è inammissibile in un Paese in pace da 70 anni. Mi chiedo: gli ordigni della Striscia di Gaza, dell’Afghanistan, della Siria, per quanto rovineranno e uccideranno esseri umani? Nel mio piccolo, metto in mostra la mia tragedia per sensibilizzare, ma sono un isolato. Pensare globale, ma agire locale, è il mio motto. Continuerò a spendermi, vorrei lo facessimo tutti".

Dott. Francesco Russo

Articolo tratto dal sito www.brioweb.eu
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