Pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

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Pagina pubblicata in data 21 febbraio 2018
Aggiornata il 22 agosto 2022

Lo scorso dicembre, ho avuto il piacere di visitare presso il Palazzo del Monte di Pietà di Padova, un’affascinante mostra dedicata a Galileo Galilei.

Vissuto a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento egli fu una straordinaria figura nel panorama intellettuale italiano, che seppe rivoluzionare la scienza del tempo. Dopo Galileo Galilei, che è ritenuto il padre del moderno metodo scientifico, nulla fu come prima.

Grazie a lui il cielo passò dagli astrologi agli astronomi.

Conosciuto dai più come astronomo, matematico e fisico, Galileo in realtà fu anche fine umanista e letterato, musicista, artista, filosofo, ed imprenditore.

Galielo Galilei, nato a Pisa nel 1564, era figlio di un famoso musicista. Ricevette un’ottima educazione letteraria e musicale. Conosceva i classici latini a memoria, amava l’Ariosto, definito "magnifico, ricco e mirabile". Studiò la pittura e per tutta la vita fu legato da profonda amicizia con il pittore Cigoli.

Galileo frequentò l’università di Pisa per circa sei anni, dal 1580 al 1585, e, alla fine, lasciò gli studi senza aver conseguito la sospirata (almeno dal padre) laurea.

Alla radice della disaffezione del giovane Galileo per i corsi di medicina non stava solo l’insofferenza nei confronti delle stantie nozioni insegnate nell’Ateneo pisano.

L’orizzonte intellettuale galileiano venne attraversato da una nuova, fulminante fascinazione, che ne avrebbe definitivamente segnato il destino professionale: la matematica.
Galileo maturò il desiderio di sviluppare delle competenze matematiche, nella convinzione che le pratiche artistiche trovassero la loro origine nella geometria. I progressi compiuti da Galileo nello studio della matematica furono davvero fulminei.

Galileo è stato forse l’ultimo scienziato che ha avuto quasi pari competenze nei due universi del sapere. Ebbe insomma una cultura tanto scientifica quanto umanistica, che influenzò profondamente la sua visione della scienza.

Lasciata l’università senza aver conseguito la laurea, Galileo si trovò, più che ventenne, nella difficile situazione di non esercitare alcun mestiere. Le precarie condizioni economiche della famiglia rendevano peraltro improrogabile il suo ingresso nel mondo del lavoro, che lo portò a divenire nel 1589 professore di matematica a Pisa.

L’insofferenza galileiana nei confronti dell’ambiente accademico pisano fu dettata dal dominante aristotelismo che caratterizzava la cultura pisana. Non tardarono quindi ad arrivare i contrasti.

Lo studio della Luna fu fissato da Galileo attraverso degli acquerelli che descrivevano le sei fasi lunari nel 1609, da cui emerge tutto il suo genio ed il suo talento artistico.

Gli anni di insegnamento presso l’ateneo di Padova (1592 – 1610) sono stati per Galileo i più prolifici: qui poté venire a contatto, in un ambiente tradizionalmente tollerante, con molti filosofi e intellettuali, come Gianfrancesco Sagredo e Paolo Sarpi. Fabbricò molti strumenti come il termometro, il compasso geometrico militare, studiò il modo ottimale per utilizzare i remi dei vascelli per l’Arsenale veneziano, ottenne un brevetto dalla Repubblica Veneta per una macchina in grado di sollevare l’acqua e soprattutto perfezionò il cannocchiale con cui rivoluzionò il modo di osservare la volta celeste.

È grazie a quest’ambiente prolifico, che il 21 febbraio 1632, a Firenze, vede la luce l’opera che ha cambiato la storia non solo delle materie scientifiche, ma anche il modo in cui l’uomo fino ad allora aveva guardato a sé stesso e all’universo.

Il "Dialogo", è stato scritto sotto forma dialogica tra il 1624 ed il 1630, durante un soggiorno compiuto da Galileo Galilei presso Villa Sagredo, in Riviera del Brenta.

Oltre ad avere compiuto una rivoluzione scientifica e linguistica, per la scelta di un medium diverso dal latino, che allora era la lingua della scienza (l’opera è scritta in volgare), Galileo ha messo in atto anche una rivoluzione letteraria, per avere affidato le sue teoria ad un’esposizione dialogica al posto del canonico "trattato".

Questo dialogo avviene fra tre personaggi: Simplicio (che riprende il nome dell'antico filosofo del VI secolo Simplicio di Cilicia), Giovanni Francesco Sagredo e Filippo Salviati, ed ebbe fin da subito un enorme successo.

La Chiesa, che dapprima ne aveva concesso l'imprimatur, mutò radicalmente la sua posizione, inserendolo nell'Indice dei libri proibiti solo un anno dopo la sua pubblicazione, nel 1633.

Nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo Galileo sostiene la teoria eliocentrico-copernicana contrapponendola al modello geocentrico-tolemaico.

L'argomento principale dell’opera riguarda, quindi, il moto di rotazione della Terra, cioè quello che la Terra compie ruotando su sé stessa in senso antiorario (da ovest verso est) intorno all'asse terrestre e che determina il giorno e la notte.

Il dialogo rappresenta la capacità di mettere in discussione i dogmi, impegnandosi ad osservare i fenomeni in modo ogettivo.

"SUMMO GYMNASII PATAVINI ORNAMENTO / LEOPOLDUS AUSTRIACUS / MAGNUS HETRURIAE / DUX GENIO LOCI INDULGENS / P.C. / ANNO MDCCLXXX"

È l’iscrizione dedicatoria posta sul basamento della statua (ritratta nella foto che apre questo articolo) in pietra tenera del Prato della Valle di Padova (la statua numero 36). L’immagine commissionata dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana, coglie Galileo Galilei rivolto al cielo, lo sguardo protetto dalla mano destra, nella sinistra un rotolo con raffigurati i quattro satelliti di Giove scoperti a Padova, i "Medicea sidera". Ai piedi il compasso di proporzione ed un volume.

Dott. Francesco Russo

Articolo tratto dal sito www.brioweb.eu
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